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La nostalgia dei salotti d’arte

Sfrattati da caffè e salotti gli intellettuali dell’arte hanno perso la voce oppure sono andati a occupare altri spazi?

Il troppo pragmatismo. Il pensiero fisso di fatturare. La paura di non arrivare a fine mese. Sono diverse le condizioni dell’essere umano che hanno messo fine alla ricerca del valore, al prestigio sociale, all’impegno civile e culturale. Una volta, si parla del 1700, la cultura evadeva dalle accademie e dalle corti per andare incontro a gran velocità alla gente. Bisognava combattere arretratezza e ignoranza per progredire allo scopo di migliorare la propria situazione. Nascevano così i caffè letterari e i salotti culturali, per lo più nobiliari. I salotti delle nobil dame, come quello a Parigi di Madame Marie Thérès Geoffrin, come dichiara lo stesso Diderot che lo frequentava con Rousseau e D’Alembert, erano frequentati da tutti coloro che ci tenevano alla propria fama, al prestigio sociale e all’impegno civile e culturale.

La Rive Gauche della Senna a Parigi, quartiere Saint Germain-des-Prés è famosa per aver accolto i caffè letterari più famosi al mondo. Si va da Le Procope, il più antico nonché di origine italiana, al Café de Flore per non dimenticare il mitico Café de la Paix, e poi La Closerie des Lilas, Les Deux Magots, Les éditeurs e molti molti altri. In realtà, in Francia, la moda del caffè come luogo di lavoro intellettuale non è mai veramente passato di moda. La maggioranza di chi necessita del solo laptop per svolgere il proprio lavoro lo fa nei caffè. È facile incontrare giornalisti, scrittori, poeti, copywriter, storyteller seduti al tavolo di un bar a scrivere. L’utilizzo della connessione wi-fi gratuita è un potente attrattore. In Italia non c’è questa abitudine. Al bar preferiamo gli spazi di coworking dove, comunque, si fa anche cultura. Cowo, Copernico, Talent Garden, Impact Hub sono solo alcune delle reti esistenti in Italia.

In entrambi casi, però, l’aspetto del confronto è meno basilare. Ai massimi sistemi si preferisce la sfera economica per poi rientrare in quella personale. Sono molti, difatti gli intellettuali e gli artisti che si lamentano della mancanza di un luogo di dibattito. Forse perché la discussione viene già affrontata, in maniera sempre troppo sterile, sui social.

Gli stessi intellettuali arroccati nel loro gergo e nella loro fobia di mantenere lo status quo sono stati spazzati via dalle stringhe di zero e uno. O forse, più semplicemente, in una piazza virtuale molto rumorosa, il loro tono pacato non riesce più a farsi sentire.

E se i salotti si fossero trasformati in qualcos’altro? Spazi come Campo teatrale, centro culturale e di produzione artistica nato dalla ristrutturazione di spazi legati all’industria tessile milanese, è decisamente un esempio virtuoso. Qui tutte le figure legate al mondo del teatro, addetti alle scenografie compresi, collaborano per divulgare cultura. Realtà come queste non sono diffusissime, ma esistono. Tra queste Art Sharing Roma che stanca di egoismi, dell’accondiscendenza intellettuale e delle porte in faccia ha aperto le porte agli artisti figurativi e a tutti gli art lovers, proprio come Teelent.

Forse non è tutto perso. In Piemonte e nello specifico ad Alba, i Ceretto, i Chiarlo e i Farinetti sono tre famiglie di viticultori molto impegnati nella diffusione della cultura e dell’arte. In località San Cassiano, dove si trova l’Acino dei Ceretto, è facile assistere alla presentazione di libri. Al loro Cubo di vetro a Castiglion Falletto, invece, è normale incontrare artisti in soggiorno nell’atto di creare qualche opera. A tirare le fila di tutto, l’ottima Roberta. Nel teatro di Fontanafredda, invece, è Oscar Farinetti a invitare personaggi pubblici di rilievo con qualcosa da dire. E anche i Chiarlo, sotto la guida di Laura, si danno da fare nel diffondere cultura accompagnata da un buon bicchiere di vino. Non si tratta più di salotti all’ancienne, ma di nuovi luoghi in cui chi ha orecchie per ascoltare può avere la percezione esatta dell’aria che tira.

Anche noi di Teelent recentemente abbiamo avuto l’onore di accomodarci in uno di questi prestigiosi salotti (stando ben attenti, si intende, a non sederci sul divano esposto, incredibile pezzo di design di SM Living Couture): un luogo diverso dagli altri, nel cuore di Genova ma fuori dal tempo, un luogo di incontro come quelli del passato ma proiettato nel futuro. Anfitrione d’eccellenza e artefice dell’iniziativa è Loredana Trestin, curatrice e manager d’arte, nonché nuova collaborazione di lustro per la Teelent’s Family. Genova in salotto, questo il nome del nuovo format da lei ideato, è uno spazio aperto e accogliente ubicato al primo piano del prestigioso palazzo Saluzzo dei Rolli, nelle sale che ospitano lo show-room di arte, creatività e design CAD, a pochi passi dal Duomo, nel cuore della città. Proprio come in un salotto, gli ospiti sono invitati a conversare e confrontarsi su argomenti legati all’attualità culturale in un ambiente dove ogni oggetto diventa esperienza da vivere e, volendo, da acquistare: arte, high tech, design, interior decoration. Al primo incontro, dedicato all’Obiettivo dell’Agenda 2030 sull’emancipazione delle donne e delle ragazze nel mondo, hanno partecipato rappresentanti di spicco nell’ambito dell’arte (compresi noi!!!), della creatività, della musica, del settore giuridico che hanno condiviso la propria conoscenza ed esperienza con i presenti. Ecco cos’ è alla fine dei conti un salotto culturale: un luogo in cui condividersi e da cui congedarsi con la sensazione di essersi sentiti a casa.